L’analfabeta - Racconto autobiografico
La Corsara di Sandra Petrignani, romanzo finalista al premio Strega 2018, è la biografia di Natalia Ginzburg, intellettuale torinese la cui vita è stata tanto segnata dalle vicende storiche del Novecento – prima tra tutte, il fascismo – ed è stata così intrecciata al percorso della casa editrice “Einaudi” e ai suoi mostri sacri (due su tutti: Calvino e Pavese) da renderla una protagonista, seppur poco nota, della letteratura del secondo novecento.
La Petrignani, che con un complesso lavoro di ricerca che ha ripercorso non solo i documenti, ma anche i luoghi di vita della Ginzburg (nata Levi), segue i passi della scrittrice fin dall’infanzia, sulla falsa riga della storia già tracciata dalla stessa Natalia in Lessico Famigliare; è in questo periodo che va ricercato il nucleo della personalità adulta della Ginzburg: bambina trascurata e timida, Natalia diventerà una donna taciturna e riservata, di poche parole ma sempre misurate, schietta fino alla crudeltà, con un forte rigore morale e senso di giustizia. Nelle case torinesi di Via Pastrengo prima, ed in quella di via Pallamaglio poi, vedrà passare i dissidenti del regime fascista, ospitati o addirittura nascosti dai genitori; tra questi ci saranno, tra gli altri, Adriano Olivetti, figlio dell’industriale produttore di macchine da scrivere, che sposerà la sorella Paola; Carlo Levi, che confinato in Lucania dal regime comporrà Cristo si è fermato ad Eboli, e che sempre con la bellissima sorella di Natalia avrà una travagliata relazione extra coniugale, da cui nascerà anche una bambina; e i fratelli Rosselli, che verranno poi trucidati in Francia, luogo in cui si erano recati perfar parte della resistenza.
Tra gli antifascisti che frequentavano casa Levi c’è anche Leone Ginzburg, che si innamorerà di Natalia e la corteggerà scrivendole lettere dal carcere, nel quale viene rinchiuso come dissidente.
All’inizio Natalia non è convinta di Leone, che viene descritto come un uomo piuttosto brutto ma molto affascinante; malgrado questo inizio poco promettente tra i due poi nascerà un’intensa passione, tanto che si sposeranno dopo il rilascio dal carcere, ed avranno tre figli.
I motivi del felice connubio tra i due scrittori vengono ricercati nella condivisione di un ideale di rigore morale, che si sintetizza nella necessità di “dire la verità”, sia come scrittori che come traduttori, e forse anche al fatto che lui si fa mentore della carriera di scrittrice di lei, convincendola a sottoporre i suoi scritti ad Alberto Carocci, che infatti li pubblicherà su Solaria. Sarà poi Leone Ginzburg, assieme a Giulio Enaudi e a Cesare Pavese, a fondare nel 1933 il primo nucleo della casa editrice, nella quale Natalia collaborerà inizialmente come scrittrice, per poi essere ufficialmente assunta nel 1945. Nel frattempo gli eventi precipitano, stravolgendo la vita dei due: vengono mandati al confino in Abruzzo ma da lì scappano per evitare un rastrellamento tedesco; Leone diventa direttore della sede Romana di Einaudi ma viene arrestato e muore, di malattia e percosse, nel braccio tedesco del carcere di Regina Coeli. Natalia viene colpita da una terribile depressione, lascia i bambini a Torino dalla madre e continua a vivere a Roma, prima sottoponendosi a psicoterapia, dopo aver tentato il suicidio, poi cedendo all’atmosfera bohèmienne di Roma, che finalmente è liberata dal giogo fascista. In questo periodo conosce anche quello che diventerà più tardi il secondo marito: Gabriele Baldini, segretario della redazione di un mensile dall’attitudine scherzosa e aperta, amante della musica quasi più che della letteratura, una personalità in qualche modo in antitesi a quella di Natalia; eppure lo sposerà nel 1949, da lui avrà altri due figli, e sarà un sodalizio ben riuscito.
Nel frattempo, nell’inverno del 1946 conosce Italo Calvino nella sede torinese della casa editrice, dove, come due persone che si conoscono da sempre, rimangono a parlare loro due soli per ore “in un corridoio davanti ad una stufa”. E’ con Calvino che Natalia incontra Hemingway a Stresa, perché Pavese, che in quanto esperto di letteratura americana avrebbe dovuto andarci lui , preda di uno dei suoi cambiamenti repentini d’umore aveva detto “Se Hemingway mi vuole conoscere, che venga qui”; ed è forse per superare una delusione sentimentale proprio con Italo che Natalia fa un viaggio e va a Matera nel 1948, con l’occasione di ritirare un premio vinto per È stato così, e per visitare i luoghi descritti da Carlo Levi in Cristo si è fermato ad Eboli.
Conosce Elsa Morante dopo uno scambio epistolare in cui si dichiarano reciproca ammirazione. Nasce una grande amicizia ma il rapporto è gravato da alti e bassi, vista la grande stima e soggezione che la Ginzburg aveva nei confronti di Elsa, e dal fatto che la Morante non si risparmiasse critiche feroci, alternate a grandi atti di stima: fu infatti a Natalia che Elsa spedì il suo primo romanzo, Menzogna e sortilegio, che fu poi girato a Pavese, e quindi pubblicato.
Natalia muore la notte tra il 7 e l’8 ottobre 1991, dopo aver portato a termine la traduzione di Una vita di Moupassant ed essere stata oltre che scrittrice giornalista per “la Stampa”, opinionista, deputata nelle file del Partito Comunista per due legislature e prolifica sceneggiatrice di teatro.
Affrontare La Corsara significa quindi, oltre che immergersi nelle vicende di vita dell’autrice e sviscerare il rapporto tra questa e le sue opere, anche essere proiettati in una dimensione in cui ogni personaggio incontrato è uno dei pilastri della letteratura o della società italiana, raccontato nella sua quotidianità. Per tutto il romanzo gli aneddoti sui più grandi si susseguono a ritmo incalzante, stuzzicando nel lettore un interesse vagamente scandalistico, inedito quando si tratta dei protagonisti della letteratura; e l’intrecciarsi di storie e relazioni diventa uno dei filoni fondamentali che mantiene alta l’attenzione, ed è di aiuto ad affrontare i paragrafi di analisi delle opere della Ginzburg, che possono risultare ostici o noiosi per chi non è pratico dei suoi scritti. Da una pagina all’altra incappiamo così negli innamoramenti di Pavese, nelle sfuriate della Morante, in Salvatore Quasimodo, “seduttore compulsivo”, e di ognuno, grazie allo sguardo di Natalia, vediamo l’uomo, superando l’immagine storica ripulita e patinata.
Un viaggio meraviglioso nella storia della letteratura grazie ai ritratti, sinceri e realistici, che la Petrignani ci regala.
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