Ragazze elettriche
Lo sguardo da dietro le ciglia
Ovvero del tentativo di leggere senza pregiudizi un libro osannato dalla critica e dalle vendite
Se all’esordio Conversazioni tra amici (Einaudi, 2018) era seguita un’accoglienza entusiasta da parte della critica anglosassone, Normal People (Persone normali, Einaudi, 2019) ha definitivamente consacrato Sally Rooney come scrittrice della generazione Millennials. Beh, cosa dire di un libro così osannato quando non convince del tutto? Provare comunque a capirne il perché.
Marianne answers the door when Connell rings the bell. She’s still wearing her school uniform, but she’s taken off the sweater, so it’s just the blouse and skirt, and she has no shoes on, only tights.
Oh, hey, he says.
(p. 1)
Ex abrupto. Marianne e Connell compaiono già dalla prima riga del romanzo, e in un paio di pagine il lettore si ritrova invischiato nelle tortuosità interiori e interpersonali dei due protagonisti. Tra prove ed errori, sono due outsider alla ricerca maldestra della propria identità in una società che decide già per loro cosa è accettabile (“normale”?) e cosa non lo è in un momento in cui la loro vita è divisa tra liceo e college, sul bordo tra la piccola Sligo e Dublino, sul bordo tra un ceto sociale e l’altro, sul bordo tra l’adolescenza e l’età adulta. In questa incertezza esistenziale, il loro desiderio di essere accettati e approvati è necessario anche a costo di rinnegare una parte di sé, come nel caso di una depressione clinica.
Più che l’amore ai tempi di WhatsApp, più che la relazione in perenne oscillazione tra lo status “Impegnato”, “In una relazione aperta” o “Single”, Normal People rimane insomma una narrazione lo spaccato di due vite sul bordo.
La prosa di Rooney è a grado zero, al limite di una registrazione cronachistica dei fatti. Ogni capitolo è contrassegnato dalla data in cui si svolgono gli accadimenti, non sono narrati avvenimenti sconvolgenti ma continui flussi di micro-eventi: ci si squaderna la banalità di ogni giorno, senza ritocchi, senza filtri, continuamente piazzata in un hic et nunc postmoderno. Le scene portano il lettore ad essere osservatore di un dramma borghese: guarda gli accadimenti dallo spioncino tra sentimenti di empatia e dissociazione.
E come la narrazione è iniziata in medias res così si conclude: senza lieto fine, senza speranza, senza moralismi.
In Normal People Rooney descrive sicuramente una condizione che molto si avvicina a certe dinamiche sociali della generazione dei Millennials, in bilico tra crisi economiche post 2008 e spunte blu. E la scelta di narrazione impietosa suona in sapiente controtendenza rispetto all’estetica edulcorata dei social, eppure l’escamotage letterario della relazione amorosa in qualche punto si avvicina pericolosamente a certa Teen Literature.
La scrittura di Rooney ci è sembrata ancora leggermente acerba. Ma le premesse che possa convincere davvero nei prossimi romanzi ci sono tutte.
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