Il romanzo di Camilla Lackberg racconta la vicenda che lega tre donne con storie apparentemente molto diverse: Ingrid era una giornalista di successo, che ha rinunciato alla carriera per dedicarsi completamente al ruolo di madre; Birgitta è una maestra elementare ad un passo dalla pensione; Victoria è la bellissima ex compagna di un gangster russo, che ha contratto un matrimonio d’interesse con uno svedese per sfuggire a morte certa in patria. Traiettorie di vita diverse che però incorrono ad un certo punto nel medesimo intoppo: un marito violento, un compagno traditore e meschino dei figli viziati e ingrati. Le donne di Camilla Lackberg non si crogiolano troppo nella disperazione per il loro destino, e quando sentono di aver toccato il fondo si mettono al lavoro: la vendetta contro la violenza maschilista è così presto servita. 

Nella cornice cupa e nevosa di un paesino svedese lo stile netto e minimale della scrittrice traccia una vicenda in cui è sempre molto facile riconoscere vittima e carnefice, forse spingendo al limite e stereotipando le traversie e i giochi di ruolo che nella vita reale determinano le dinamiche di coppia. Malgrado ciò non si può non provare una certa soddisfazione per l’epilogo finale; la stessa soddisfazione che, per tracciare un parallelismo cinematografico, ci regala Tarantino nel film “Bastardi senza gloria”, nel quale va a segno l’omicidio di Hitler. Un’amministrazione diretta di giustizia che purtroppo, o forse per fortuna, spesso è proprio solo del romanzo di fantasia.